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Luisa Bonesio

Paesaggi, identità e comunità


H. Rousseau, Strada di villaggio, 1909-10


Pubblicato in Passaggi. Rivista italiana di scienze transculturali, Carocci, 12-VI-2006


1. Il paesaggio come luogo di comunità

In questi anni si è disegnato un importante movimento di consapevolezza e riflessione volto a riscoprire l’esistenza di un nomos intrinseco ai luoghi, che rimettesse in discussione modalità ed effetti di una pianificazione orientata da criteri quantitativi e meramente funzionalistici, responsabile del diffuso degrado (geologico, ambientale e culturale) dei territori: quell’insieme individuabile di invarianti che gli urbanisti chiamano lo “statuto del luogo”; una griglia di caratteristiche che definiscono l’irriducibile singolarità, la fisionomia propria di un territorio, la sua specificità differenziale, la sua cifra espressiva. Si tratta di caratteri non interamente identificabili nella pura sembianza estetica, che ne è, casomai, la modalità in cui ne leggiamo l’attuazione culturale e storica. Non va dimenticato, infatti, che uno stesso “territorio”, medesimo quanto a morfologia, dati climatici, vegetazione, struttura geologica, ecc., può essere attualizzato in paesaggi diversi da culture differenti : i “dati oggettivi” del territorio geografico costituiscono delle condizioni di possibilità che possono venire, entro certi limiti, interpretate, selezionate, realizzate o sottolineate diversamente a seconda della cultura che le assume come proprio “paesaggio materno”. Il che ricorda opportunamente come termini (e concetti) come “territorio”, “ambiente”, “paesaggio” non siano affatto sinonimi; in particolare, come vada evitata la riduzione del “paesaggio”, che è sempre una costruzione culturale, all’“ambiente”, che ne è la condizione di possibilità naturale ed ecologica. Il che comporta anche la parzialità di ogni riduzione alla pura dimensione ambientale o ecologica della conservazione e/o valorizzazione del paesaggio. Questo indirizzo teorico si trova finalmente recepito, oltre che nel testo della Convenzione sul peasaggio, anche nel recente Nuovo codice dei beni culturali e paesaggistici varato nel gennaio 2004, sulla base della delega prevista dall’art. 10 della legge n. 137, 6 luglio 2002, in cui beni culturali e paesaggio sono concepiti come “patrimonio identitario dell’intera collettività nazionale”. Nella fattispecie, alla Parte Terza del testo, dedicata ai “Beni paesaggistici”, l’art. 131, 2 recita: “La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili (corsivo mio)”. L’art. 138, riprendendo gli intenti già presenti nella Convenzione europea, si riferisce alle “caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni”.

Il testo completo è disponibile in formato pdf.

 

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