Irene Ciravegna
(Italia Nostra Piemonte)
Bello, lento, gentile.
Qualche nota per la discussione sul tema educazione / formazione al paesaggio culturale
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J. Ruskin, Ca' Dario, 1849
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Una proposta specifica
Oggi nella maggior parte delle scuole, soprattutto a livello di scuola secondaria, il rapporto con l’esterno si limita ad alcune uscite di massa, tra le quali impera il rito della gita scolastica, vissuto dagli studenti come una sorta di moderna iniziazione, dove sono chiamati a vivere esperienze spesso viziate da un approccio consumistico del territorio e da una cultura dominata dallo sballo. A questo proposito esiste una letteratura, di cui l’autore più celebre è Domenico Starnone di Ex cathedra. Il viaggio di istruzione diviene così un viaggio di distruzione delle città d’arte, dei musei, delle strutture di accoglienza invase da orde di assatanati, seguite da insegnanti distratti o complici e in qualche modo assecondate da un’industria turistica che individua in questo settore una fonte speculativa non trascurabile. La mia proposta è quella di lanciare una parola d’ordine per diffondere una cultura completamente diversa del lavoro sul territorio e del viaggio di’istruzione. Una cultura assimilabile a quella del buono, pulito e giusto predicato da Slow Food per il cibo e che nel nostro caso potrebbe essere: bello, lento e gentile.
Bello. Imparare ad apprezzare il bello vuol dire imparare a vedere quello che sta intorno, apprezzandone le armonie e riconoscendone le tante disarmonie. Se si vuole superare l’atteggiamento consumistico del patrimonio l’abbuffata di capolavori propria di tante gite scolastiche va superata; l’esperienza della uscita a cui noi dobbiamo tendere è quella dell’approccio accurato. Perché il bello sia veramente tale è necessaria un’attenzione a tutto l’insieme dell’esperienza che deve essere improntata ad una atteggiamento di cura e di attenzione, verso l’ambiente, verso l’arte, verso gli insegnanti e verso gli studenti, che devono poter usufruire di strutture per dormire e di cibo consoni alla situazione, improntato a un modello di vita semplice, anche spartana, ma curata in ogni particolare.
Lento. La lentezza indica un criterio legato all’approccio con il paesaggio e con i monumenti opposto al modello del mordi e fuggi, in grado di permettere un’acquisizione accurata e profonda di quanto prescelto. Anche dal punto di vista dei mezzi di trasporto vanno rivalutati quelli lenti, in particolare è opportuno diffondere e praticare nelle scuole un turismo a piedi, che permette di fruire del territorio senza lasciare tracce e che garantisce la possibilità di un’esperienza di grande impatto emotivo, perché sollecita un coinvolgimento anche fisico molto più forte e più sano.le giovani generazioni, allevate da anni di televisione e playstation hanno bisogno di grounding, cioè di poggiare i piedi a terra, scaricare in questo semplici modo le tensioni accumulate.
Dal sito La boscaglia, associazione per camminare
... ecco quello che vi proponiamo. Per parchi selvaggi e incontaminati o per antichi borghi
Tutto da ricostruire il rapporto con altri mezzi lenti quali la bicicletta , il treno. L’uso del treno sarà possibile solo in seguito ad un comportamento molto diverso del servizio ferroviario, perché oggi portare gli allievi in treno è un’avventura non sempre a lieto fine. Anche questa dovrebbe essere un’altra campagna del nazionale, finalizzata ad un protocollo di intesa tra il MIUR e Trenitalia. Sul mezzo oggi più in uso, il pullman, ci sarebbe molto da dire a proposito di sostenibilità, di sicurezza, ecc. Lento significa anche una scelta che privilegi i piccoli numeri: una classe per volta e non i grupponi di interi istituti; qualsiasi periodo dell’anno, e non l’accumulo delle gite tutte nella stessa stagione.
Gentile. Viaggiare è un’esperienza di vita, che richiede un giusto addestramento e una gradualità. Prima di partire per un altrove va conosciuto il territorio vicino alla scuola, con una serie di uscite guidate in cui gli studenti possano imparare non solo a vedere, ma anche a utilizzare tutte quelle abilità che permettono di conservare l’esperienza e di farla propria. In questo modo si sviluppa il senso di appartenenza al proprio territorio e un’attenzione la suo tessuto che può garantire nelle nuove generazioni un comportamento più gentile verso il Paese in generale e verso la propria realtà in particolare. Si combatte anche la cultura del viaggio fino a se tesso, quello che dà emozioni perché si va forte e lontano a… fare le stesse cose che si fanno a casa.
Al tema della gentilezza si connette tutto il grande capitolo che riguarda il comportamento. L’uscita deve diventare un momento di crescita civile, basata sull’acquisizione di regole condivise, mentre oggi spesso si svolge all’insegna della inciviltà. Solo attraverso un codice di comportamento acquisito la gita scolastica può, data la sua importanza nella vita degli studenti, diventare una palestra di educazione civica, un momento di grande apertura culturale e civile. E per dare un a prospettiva più chiara a questo discorso voglio chiudere con una citazione: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà. All'esistenza di orrendi palazzi sorti all'improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l'abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
pagine 1 - 2
Metropolis
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