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DI GEOFILOSOFIA


P. Klee, Ancient Sound

Caterina Resta

10 tesi di Geofilosofia

10. La Geofilosofia prepara l'incontro tra Oriente e Occidente, Nord e Sud del Mondo

Se l'Occidentalizzazione del mondo è oggi una realtà che si impone con sempre maggior forza, tuttavia non sempre siamo in grado di valutarne sino in fondo i rischi di devastante uniformazione che essa trascina con sé. Eppure si tratta di un vistoso processo di cancellazione di ogni specificità locale, sia essa naturale che umana, difficile da sottovalutare. L'unità che così il mondo oggi per la prima volta consegue, al di là di ogni frontiera, somiglia ogni giorno di più ad un sistema totalitario planetario. Non si tratta dell'incontro di culture e tradizioni diverse, ma dell'imporsi sempre più arrogante ed ovvio di un unico modello di sviluppo, di un unico sistema di valori, di un unico credo religioso, ai quali in modo sempre più pervasivo e suasivo si deve sottostare.
La Geofilosofia vuole anch'essa accogliere una visione planetaria, ma difende un mondo pluriverso, ricco di differenze, in cui la babele delle lingue e la molteplicità dei colori non siano assunte come una maledizione da combattere e cancellare in un unico assordante rumore di fondo, in un'unica lingua, o mescolandole in un unico colore indistinto. Essa intende preparare lo spazio planetario di una molteplicità di destini e di vite, mai interamente totalizzabili, omologabili, uniformabili. Pur nella consapevolezza, mai come ora così lampante, di appartenere ad una stessa comunità di destino, nella quale pietra, pianta, animale e uomo si coappartengono, si tratta di esaltare proprio l'inestimabile valore di tutte le differenze che ci attraversano.
La Geofilosofia prepara dunque un'altra epoca del mondo, mai così vicina, eppure ancora così lontana, alle soglie del Terzo Millennio: l'epoca in cui, ancora una volta, il sole avrà compiuto il suo giro, da Oriente a Occidente, fino ad annunciare un altro Oriente. E' in questo crepuscolo indeciso tra alba e tramonto che noi abitiamo, ancora incerti tra il resistere alla fine o il portare la fine alla fine e tra-passare con essa. Solo nel tramontare tuttavia si può preparare il tra-passo, il passo al di là, il rischioso passaggio ad un altro giorno, a un'altra Terra e ad un diverso modo di abitarla. Qui si apre lo spazio, certo difficile ancora da pensare, per un diverso processo di unificazione, in virtù del quale Oriente e Occidente, Nord e Sud possano alfine indicare non solo le direzioni del loro storico e geografico - ossia geofilosofico - collocarsi, dispiegarsi e divergere, ma anche quell'Ort, quella località del Luogo che sempre si sottrae, ma che pur sempre esercita un'irresistibile forza d'attrazione, in virtù della quale misteriosamente essi tornino a convergere raccogliendosi, di là dal tempo storico e dalle coordinate dello spazio geografico, per un nuovo dispiego. Di questo invisibile luogo in cui tutto si mostra alla sua radice profondamente riunificato, di questo unico cuore che fa pulsare una pluralità infinita di mondi, la Geofilosofia intende essere l'annuncio e la promessa.
A chi sappia ascoltarla, è possibile udirne prefigurata e attesa la venuta in questo straordinario frammento di F. Nietzsche, scritto nell'estate del 1885 a Sils Maria, in quel luogo così essenziale al suo pensiero quale fu l'Engadina. Qui, nello straordinario scenario di monti tra i più belli delle Alpi, in riva al lago di Silvaplana, è al mare e ai cieli del Sud che Nietzsche rivolge piuttosto il suo pensiero, avvertendo quella profonda, misteriosa corrispondenza che solo la potenza immaginativa di un'anima dilatata fino a comprendere l'universo può davvero intravedere e accogliere.

(F. Nietzsche, Frammenti postumi 1884-1885, vol. VII, tomo III, Opere di Friedrich Nietzsche, a cura di G. Colli e M. Montinari, tr. it. di S. Giametta, Adelphi Milano 1975 41 [7], Sils-Maria, agosto-settembre 1885, p. 329-330).

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