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SITO ITALIANO DI GEOFILOSOFIA |
5. La Geofilosofia è una topologia La Geofilosofia è contestazione del privilegio
accordato dall'Occidente alla Storia. Ad una concezione lineare del tempo,
essa contrappone l'idea di una topologia
in quanto apertura spazio-temporale all'Evento inteso come aver-luogo.
L'accadere apre, volta per volta, uno spazio di tempo singolare, senza
precedenti, benché iscritto sempre in una tradizione. Comprendere
un evento significa dunque accostarsi al suo aver-luogo, collocarlo non
in una successione di fatti, ma nello spazio di a-venire aperto dal venire
a noi dell'evento in quanto spaziatura originaria, inaugurale apertura
spaziotemporale. La Geofilosofia in quanto topologia dell'aver-luogo scopre
nella Geografia una preziosa alleata, soprattutto quando essa assume l'elemento
'fisico' nel suo innervamento culturale. E' in particolare nella grande
tradizione tedesca, almeno al suo inizio, che si può riconoscere
un diverso modo di accostare il dato geografico, sensibile a quell' "anima
del paesaggio" nella quale la Terra mostra la sua ricchissima molteplicità
di volti. La Geofilosofia è dunque una fisiognomica,
dal momento che riconosce in ogni luogo un aspetto, un'espressione inconfondibile,
un volto che ne manifesta il carattere singolare. Il fatto che si riconosca
un'anima al paesaggio, comporta non solo l'apprezzamento del carattere
intrinsecamente spirituale e simbolico di ogni sito, ma anche la consapevolezza
di ogni possibile manomissione e abuso nei suoi confronti, funzionale
tanto ad una logica di sfruttamento materiale, che di sfruttamento 'estetico',
qual è quello turistico. Quest'ultimo, in un'epoca di estetizzazione
diffusa e di consumo di massa come la nostra, risulta tanto più
minaccioso e distruttivo, quanto meno riesce a scorgere il paradosso dell'assunto
sul quale si fonda: la fruizione garantita a tutti di una "natura
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